Tortellini & melodrammi




Un ricordo domestico, tratto da A tavola con l’amico Federico, di Renzo Renzi, collaboratore, amico, sceneggiatore, per anni accanto a Fellini.   Nella foto Fellini al matrimonio di Renzi con Teresa Curtarello.
  



Federico entrò in dimestichezza con la mia famiglia, cioè con mia moglie e mia figlia, nell’occasione del mio matrimonio, quando mi fece da testimone di nozze sul cucuzzolo di San Lorenzo, in collina. Fu in quell’occasione che Fellini cominciò a chiamare mia moglie, Teresina.  Quando lo andammo a trovare a Roma ci portò dalla Cesarina, che prima teneva una trattoria a Bologna, in via Santo Stefano, ma che poi si era trasferita a Roma per seguire la figlia, anch’ella abbastanza fresca di matrimonio. “La Cesarina” era il ristorante bolognese a Roma nel quale ci si dava appuntamento per mangiare i tortellini. Ora, a Roma, in via Sicilia, presso via Veneto, il ristorante ospitava gente dei ministeri, e, insomma, gente di comando. La Cesarina ci aveva portato le sue energiche abitudini di romagnola: una volta che vide una signora molto ingioiellata spegnere la sigaretta nel piatto dei suoi tortellini, le si avvicinò e disse: “La mia bella signora, se non viene più qui mi fa un vero piacere!”. La Cesarina era una delle contadine romagnole che piacevano tanto a Fellini. Un’altra volta la Cesarina pretese di regalare a mia moglie un altro piatto di tortellini perché s’era accorta del pancione che la Teresina aveva, mentre aspettava l’arrivo di Lisetta, nostra figlia.



Ma il vero primo incontro con la nostra famiglia fu a Cinecittà, durante le riprese del “Satyricon”. E precisamente durante una scena nella quale una mulatta con i seni nudi continuava a correre in su e in giù per il set senza che alcuno nella troupe mostrasse segno di turbamento. Poi Fellini ci portò a consumare il pasto nel suo piccolo appartamento. E fu lì che scoprimmo la gran dieta che Fellini stava seguendo, siccome mangiò solo un po’ di insalata scondita. Questo fu anche l’avvio di una serie di pranzi tra Roma e Bologna. Da allora, quasi ogni domenica mattina, Fellini mi avrebbe chiamato al telefono. E se, invece che me trovava la Teresina, subito diceva: “Ma che bella voce che hai, Teresina!”.






Una sera venne a cena con Giulietta. C’erano anche Zangheri e altri amici. A Fellini era stata proposta la regia dell’“Aida”, ad inaugurazione del Teatro Comunale restaurato. Mentre Giulietta caldeggiava la nostra proposta (durante il viaggio gli aveva raccontato la trama dell’“Aida”), Federico era molto perplesso. “Che c’entro io col teatro?”. Il maestro Dellman, per convincerlo, era disposto a fargli sentire tutta l’“Aida” al pianoforte. Ma Fellini non cedette. Il teatro non era il suo mestiere. Eppure... uno dei suoi film più inattesi e più belli, “E la nave va...”, sarà pieno di cantanti e di melodramma che è uno dei suoi molti padri. A tavola si parlava di ogni cosa, del mago Rol e del pittore Balthus, che voleva fargli il ritratto. Qualsiasi argomento era trasmesso dalla sua voce mite: era l’amico con il quale si poteva parlare di tutto. Finché un giorno mia moglie decise che poteva chiederlo. Federico conosceva il suo lavoro, l’avrebbe presentata in una mostra? Forse non tutti, anzi pochi lo sanno, ma mia moglie fa collages che a me sembrano assai belli. In quell’occasione venne apposta a Bologna e Fellini parlò di Teresa alla tv, mentre aveva già scritto il suo pezzo per il catalogo di presentazione della Galleria S. Luca. Teresa gli fece anche un ritratto, che ora si trova a Rimini alla Fondazione Fellini.

È passato tanto tempo. Finché una domenica mattina al telefono chiese a Teresa: “Teresina, siete arrabbiata con me? Non riesco più a fare niente. Mi sento vuoto!”. 

Poco dopo se ne andò.




Il resto del racconto e' qui o cercando nelle tag di questo spazio, creato come una mappa mentale, la vostra e quella de
 la conoscenza,  se lascerete un messaggio farete sapere che anche voi siete passati da qui ed espanso l'universo vostro, come direbbe un poeta. La relazione tra testo ed immagine in questo lavoro e' solitamente del tutto casuale. 



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